Angelo Vitiello: “L’augurio è che il movimento sardo cresca sempre di più”

Chi lo conosce bene sa che combatte per una vita paralimpica più ficcante possibile. Da delegato regionale della FIPIC deve tirare l’acqua al suo mulino ma è pronto a pubblicizzare altre discipline. Recentemente si è dato anche al Tennistavolo e nei suoi intenti c’è il gran desiderio di dare smalto al suo sogno di una Polisportiva che abbracci realtà più disparate.

Intanto può bearsi di ciò che ha fatto fino ad ora in favore del basket in carrozzina in sella alla sua indimenticata ANMIC Sassari tra la fine degli anni novanta e la prima decade del duemila: una Coppa dei Campioni (e altre quattro finali perse), sei titoli italiani a squadre, sei Supercoppa, tre Coppa Italia, e quattro finali nella André Vergauwen Cup purtroppo mai vinta.

“Successi che ora sono più complicati da conquistare vista riduzione dei contributi regionali e l’accrescersi dei costi”, aggiunge mestamente Angelo Vitiello che però è fiero del movimento annoverante di nuovo tre team sardi ad alti livelli. “Alla GSD Porto Torres e alla Dinamo Lab che militano nella massima serie – risalta – si deve registrare il ritorno del BADS Quartu S.Elena che ricomincia dalla serie B”.

E a tal proposito arriva un sentito in bocca al lupo rivolto al movimento isolano da parte del presidente nazionale FIPIC Fernando Zappile, sempre attento nel monitorare le attività regionali.

Angelo Vitiello, che prospettive hanno le nostre compagini?

Mi auguro che la Dinamo Lab possa fare un campionato di vertice e che comunque assieme al Porto Torres siano in grado di raggiungere i play off. E poi spero che Quartu possa salire, così avremo tre team di vertice.

Il movimento è in crescita?

A differenza del passato, quando il basket in carrozzina era riservato solo ai paraplegici, ora si apre a tutte le patologie, anche se la parte superiore del corpo deve essere integra. L’augurio è che il movimento cresca sempre di più. Anche perché può giocare, con una classificazione diversa, anche chi non è disabile.

Porto Torres ha disputato per la prima volta un campionato nazionale giovanile, buone indicazioni in tal senso arrivano anche da Sassari, speriamo bene.

Cosa state facendo per promuovere la disciplina sul territorio sardo?

Non si contano le attività dimostrative che abbiamo distribuito in più località, sia del nord sia del sud Sardegna. Ma è risaputo che mettere su una squadra non è mai semplice, a causa degli alti costi che ciò comporta. Se non ci si mette particolare passione diventa tutto più complicato.

Di cosa c’è bisogno?

Di risultati eclatanti, i potenziali atleti vengono attirati soprattutto così. Ci sono ancora molte titubanze e paure perché non ci si rende conto che il mondo paralimpico è sport allo stato puro e a tutti gli effetti. Se uno non si scontra con questa realtà difficilmente riuscirà a comprenderla. E poi si parte da un presupposto chiaro: il campo da basket è uguale per tutti, non ci sono differenze.

Fonte: www.comitatoparalimpico.it