Dieci domande a… Massimiliano Segreto

1.0, classe 1997 – Reggio Calabria (Serie A)


1. Chi è stato il tuo primo idolo sportivo da bambino?

Prima di iniziare a giocare a basket in carrozzina giocavo a calcio e più precisamente in porta. Il mio idolo era Nelson Dida, uno dei portieri più forti che abbia vestito la maglia della mia squadra del cuore, il Milan.

2. Che cosa ti ricordi del tuo debutto in Serie A?

Il mio esordio è avvenuto all’ultima giornata del mio secondo anno a Varese in serie A (stagione sportiva 2016/2017) e giocavamo contro Padova. Sebbene sia durato meno di due minuti ricordo di aver provato una grande gioia.

3. Quale è la gara che ricordi con più piacere e perché?

Uff…, questa è una bella domanda perché ne ho tante in testa. Se devo sceglierne una, forse la più grande emozione che ho provato è stato all’esordio ai Mondiali U22 di Toronto nel 2017. Anche se quella partita l’abbiamo persa contro la Nazionale Canadese, giocare di fronte a migliaia di persone è stata un emozione unica.

4. Qual è il migliore giocatore avversario che hai mai incontrato?

Nelle final 8 di Coppa Europea di Sheffield (Inghilterra) con Varese ho giocato contro Abdi Jama (che giocava a Sheffield), il miglior punti 1 al mondo.

5. Qual è, invece, il miglior compagno di squadra con cui hai mai giocato?

Devo dire che ce ne sono stati tanti, ma se devo fare solo un nome direi Gregg Warburton. Ho giocato con lui nel 2016 e già si vedeva che aveva qualcosa di speciale. Negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale che lo ha portato oggi ad essere uno dei giocatori più forti al mondo.

6. Quale persona ha avuto la maggiore influenza sul tuo percorso cestistico?

Non l’ho mai conosciuto, però senza alcun dubbio dico Kobe Bryant. Provo  letteralmente un’ossessione nei suoi confronti. Purtroppo ci ha lasciato troppo presto, ma nei momenti in cui sono giù o le cose sono dure cerco di rifarmi a lui per trovare una spinta extra per andare avanti. MAMBA MENTALITY!!

7. Qual è l’allenatore che ti è più rimasto nel cuore?

Più o meno tutti gli allenatori mi hanno lasciato qualcosa. Spero di non far arrabbiare nessuno, però dovendo fare solo un nome dico Ade Orogbemi. L’ho avuto nel mio anno a Malaga e con lui ho avuto e ho tutt’ora un rapporto speciale.

8. Cosa farai quando smetterai di giocare?

Vorrei allenare o comunque rimanere nel mondo dello sport, perché da quando sono nato lo sport è stato, è e sarà la mia vita.

9. L’esperienza del Covid 19 ha segnato tutti noi. Tu personalmente come la stai vivendo?

Questo dramma che stiamo vivendo come hai detto tu ci ha cambiato tutti. Adesso ci arrabbiamo perché abbiamo qualche limitazione e questo mi convince sempre di più che gli esseri umani non hanno memoria. All’inizio della pandemia eravamo tutti terrorizzati dal COVID, vedendo i milioni di morti che faceva in tutto il mondo. E per di più molti di noi piangevano la scomparsa dei propri cari. Bene io cerco di tenermi in testa questo ricordo, ricordarmi il pensiero di quanto sono fortunato a non averlo contratto, io o la mia famiglia, troppo pesantemente. Quello che faccio è semplicemente rispettare le regole e fare le cose per cercare di mantenere al sicuro me e le persone che amo. 

10. Cosa cambieresti nel mondo del basket in carrozzina?

Uff.., questa è una domanda veramente difficile e credo di non avere tutti le informazioni a disposizione per rispondere nella maniera più corretta. Quello che vorrei che si avverasse è la trasformazione del basket in carrozzina italiano in uno sport professionistico (come ho trattato nella mia tesi di laurea), naturalmente con tutti gli oneri ed onori. Questo credo che porterebbe sicuramente ad una crescita di tutto il movimento (basti vedere quello che è stato fatto per il calcio femminile italiano ed i risultati che questo processo ha portato al movimento stesso).