Dieci domande a… Matteo Cavagnini

(foto di Daniele Capone)

4.5, classe 1974 – Giulianova (Serie A)

  1. Chi è stato il tuo primo idolo sportivo da bambino?

In assoluto sono cresciuto con il mito di Roberto Baggio. Giocatore di una classe incredibile. Umile, risoluto e rispettoso sia delle regole che degli avversari. Capace di farsi ascoltare pur restando in silenzio.

  1. Che cosa ti ricordi del tuo debutto in Serie A?

Nel 92, quando ho iniziato il mio primo campionato di Basket non esistevano serie A e serie B. Il campionato era suddiviso in girone nord e girone sud per poi scontrarsi nei playoff e playout. Ricordo invece che verso la fine degli anni 90, con il Bergamo entrammo nelle prime 8 squadre battendo un Sassari già fortissimo, entrando di diritto nella prima seria A.

  1. Quale è la gara che ricordi con più piacere e perché?

Tra le gare che ricordo con grande orgoglio, senz’altro c’è la finale dell’Europeo del 2005 a Parigi tra Italia e Inghilterra. La prima finale da protagonista con la Nazionale Italiana. Non è solo essere stato il miglior realizzatore, ma in una finale difficilissima, grazie anche alla fiducia dei miei compagni, ho trovato una forza interna e un incredibile lucidità che è stata fondamentale per portare a casa il successo. Seconda medaglia d’Oro consecutiva all’Europeo per l’Italia e finalmente potevo sentire mia. Una soddisfazione enorme.

4. Qual è il migliore giocatore avversario che hai mai incontrato?

Quasi scontato dire Patrick Anderson. Giocatore incredibile ed incredibile è stato giocare contro di lui. Davvero impressionante cosa riusciva a fare in campo mantenendo sempre un atteggiamento lucido e freddo. Ma era impossibile imparare da lui talmente era disumano.
Facendomi inspirare, sono rimasto affascinato dal britannico Simon Munn, uomo e atleta straordinario che mi ha insegnato moltissimo …e poi un altro grande mito canadese, Joey Johnson. Qualcosa di divino la sua intelligenza. Studiandoli ho imparato moltissimo.

5. Qual è, invece, il miglior compagno di squadra con cui hai mai giocato?

Individuare il miglior compagno sarebbe impossibile, se non ingiusto…

6. Quale persona ha avuto la maggiore influenza sul tuo percorso cestistico?

Posso riconoscere che tra tanti amici, Damiano Airoldi è stato colui che mi ha fatto innamorare del Basket ed aiutato forse nel momento più difficile della mia carriera. Mi ha guidato per tanti anni ed è stato fondamentale per la mia crescita. Senza contare l’amicizia che si era creata anche fuori dal campo.

7. Qual è l’allenatore che ti è più rimasto nel cuore?

Scontatissima domanda. Anche se in 30 anni di carriera, tra i vari Club e la Nazionale, sono stati tantissimi gli allenatori che ho incontrato e sicuramente ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa, Carlo Di Giusto è senz’altro l’allenatore per eccellenza. Un rapporto di amore e odio che ci ha tenuti legati per tantissimi anni. Ormai ci conosciamo a memoria. Ho imparato la sua “lingua” e riconosco la sua famosa “purgata” molto prima che arrivi. Però è anche vero che questo rapporto mi ha fatto crescere tanto e fatto diventare il giocatore che sono stato.

8. Cosa farai quando smetterai di giocare?

In realtà la domanda che mi faccio è “Quando smetterai di giocare?”
C’è stato un momento, qualche anno fa, che ho impacchettato tutto, pensando fosse arrivato il momento. Poi è arrivata la chiamata della “Famiglia Marchionni” chiedendomi di rimettermi in discussione, ed è ripartita la sfida. Non potevo rifiutare vista la storica amicizia e l’enorme rispetto che mi lega all’Amicacci ed a Galliano soprattutto. Senza parlare poi della ri-convocazione in Nazionale. “Emozioni e motivazioni”. Parallelamente però, sto cercando di fare esperienza per un post-carriera di tipo dirigenziale. Grazie all’amico Marco Iannuzzi, ora Presidente, sono stato eletto consigliere in giunta CIP Lazio. Inoltre, grazie al Presidente Nazionale Marco Perissa ed al Segretario Generale Juri Morico, con i quali collaboro da anni sul tema della promozione dello sport per le persone con disabilità attraverso il basket in carrozzina, ho avuto l’opportunità di essere eletto Presidente del Consiglio Nazionale di OPES, Ente di Promozione sportiva riconosciuto dal CONI e dal CIP, nonché Rete Nazionale di Terzo Settore. OPES è un ente molto molto attivo sui temi sportivo/sociali ed insieme, nel giro di pochi mesi, abbiamo già raggiunto l’importante obiettivo del riconoscimento dell’Ente da parte del CIP.
Ad oggi lavoriamo per promuovere sempre più le attività paralimpiche sul territorio locale e nazionale attraverso progetti ed eventi e cercando di dare massima visibilità al movimento.

9. L’esperienza del Covid 19 ha segnato tutti noi. Tu personalmente come la stai vivendo?

Abbiamo sofferto tanto e ci sono state portate via tantissime persone care e tantissime cose. Per fortuna sembra stiamo arrivando alla soluzione della pandemia, o almeno così ci dicono.

10. Cosa cambieresti nel mondo del basket in carrozzina?

Tanto è stato fatto e tanto dovrà essere fatto. Bellissima il promo della Wind-Tre con protagonisti i nostri Capitani Chiara Coltri e Filippo Carossino.