Si chiude un anno che non verrà dimenticato facilmente. Sarà così per tutti noi. Ma, in modo particolare, per il Presidente Fernando Zappile. In questo 2020, il numero uno della Federazione Italiana Pallacanetro in Carrozzina (FIPIC) si è trovato a gestire una fase dalla difficoltà epocale per il movimento, alle prese con la necessità di arginare una pandemia già di per sé subdola e pericolosa, in modo particolare per le categorie fragili. Categorie, queste ultime, nelle quali non possono non rientrare gli atleti paralimpici, nonostante per atletismo e massa muscolare siano molto spesso ben meno fragili di qualsiasi altro coetaneo.
Fatto sta che il Presidente, nella scorsa primavera tra l’incudine e il martello, tra l’obiettivo di difendere la salute di tutti, atleti, tenici e addetti ai lavori, e le sirene che lo richiamavano allo “show must go on”, ha pensato bene di prendere la decisione che, per coraggio e determinazione, non era certamente la più facile né tanto meno la più scontata: annullare il campionato 2019-2020.
Una decisione che ha posto la FIPIC all’attenzione di tutto il mondo sportivo italiano per essere stata la prima ad aver adottato un provvedimento così importante. La lista di campionati annullati, poi, come sappiamo, si è ben presto allungata.
Ne parliamo con lo stesso Presidente Zappile, che abbiamo raggiunto telefonicamente e che ringraziamo per la sua disponibilità.
Presidente, la FIPIC in quel passaggio, non ha certo peccato di scarsa lungimiranza. Ma quanto è stata dura prendere una decisione del genere?
Quelli sono stati dei giorni terribili. Giornate lunghissime in cui eravamo tutti chiamati a tenere in equilibrio tante componenti, dalla salute dei nostri atleti e di tutti gli attori del movimento fino ai più disparati aspetti economici, ovviamente non trascurabili, degli impegni presi da Società sportive con sponsor, fornitori, eccetera. Ho avuto per un lungo periodo davanti agli occhi le immagini fisse di tutte quelle innumerevoli occasioni di potenziale assembramento ad altissimo livello di rischio, le trasferte nei mezzi, i pernottamenti, la vita di spogliatoio e gran parte di quello che uno sport meraviglioso e di aggregazione come il basket si porta dietro. Il mio obiettivo, tuttavia, è rimasto sempre quello della salute degli atleti. E così alla fine ho preso la decisione di annullare tutto.
In quei momenti immagino sia stato importante avvertire comunque il supporto delle Società sportive.
Assolutamente. E, a tal proposito, devo dare merito alla S. Stefano sport di non aver in alcun modo ostacolato questa mia soffertissima decisione. La società portopotentina avrebbe potuto avere motivo per recriminare, essendo campione d’Italia in carica e lanciatissima in vetta alla classifica, ma devo evidenziare il forte senso di responsabilità e di comunità che ancora una volta hanno dimostrato il Presidente Mario Ferraresi e il General Manager Gianfranco Poggi.
Dopo l’annullamento dello scorso campionato, quest’anno la Federazione ha creato ex novo una formula differente di svolgimento del campionato. Diciamo che la Federazione, in primis lei e il suo Segretario Generale Alessia Ferri, sta dimonstrando di non essere seconda a nessuno per ricerca di soluzioni innovative e funzionali al momento.
La ringrazio per questa osservazione. Ce la mettiamo tutta, con passione e impegno, e abbiamo risorse validissime, come Alessia che lei ha citato, che consentono a questa Federazione di lavorare davvero bene.
Beh, un altro esempio è senza dubbio quello del protocollo d’intesa siglato con FIP e Politecnico di Torino.
Un atto che ha consentito di stilare un piano di rientro in sicurezza agli allenamenti ed alle attività sportive ma anche un importante primo momento di attività sinergica portata avanti con la FIP. Siamo molto contenti e orgogliosi di esser rientrati in questa intesa e ringraziamo il Presidente della FIP Giovanni Petrucci.
Apriamo lo sguardo alla Nazionale. Qual’è l’orizzonte, Presidente?
La nostra Nazionale maggiore è un meraviglioso cantiere aperto. Il Direttore Tecnico Carlo di Giusto, i suoi vice Roberto Ceriscioli e Fabio Castellucci, stanno facendo un ottimo lavoro per creare un nuovo gruppo, nella direzione del ricambio generazionale. Siamo giovani. Le altre Nazionali più quotate, la Germania, la Spagna, la Turchia, presto o tardi dovranno fare anche loro questo passo. Noi, invece, abbiamo già avviato questa fase.
Con lei si parla non solo con il Presidente della Federazione, ma anche con un ex giocatore che ha calcato i parquet. Com’è cambiato da allora il basket in carrozzina?
Non c’è niente uguale a prima. Il gioco è differente, più veloce, tecnico, tattico, potente. Ma poi penso alle carrozzine. Ora sono degli strumenti ultraleggeri e professionali, create appositamente con tutti gli accorgimenti tecnici per consentire l’ottimizzazione delle performance dell’atelta. Ai miei tempi era tutto differente…Però è rimasto inalterato il sano agonismo di una volta.
Lei è stato protagonista di una delle realtà più sorprendenti del basket in carrozzina italiano: la Corvino Sport, di Montecorvino Rovella in provincia di Salerno, suo paese di origine. Una incredibile meteora del basket in carrozzina!
Che bei ricordi! Fondai la Corvino sport con alcuni amici nel 1983. Poco dopo raggiungemmo la serie A e poi militammo e fummo per alcui anni protagonisti, sia in campo nazionale che in quello europeo. Due volte vice campioni d’Italia, vincitori di una Coppa Italia e di una Coppa Vergauwen.
Entrambe le finali scudetto le abbiamo disputate contro la storica corazzata del S. Lucia Roma.
Quanti aneddoti potrebbe raccontarci! Ne rispolvera uno?
Ancora ricordo quella volta che, dopo una delle due finali scudetto perse contro Roma, la stessa quadra capitolina venne a Battipaglia a giocare una finale di Coppa internazionale contro il Fundosa di Madrid. Il palazzetto pieno del nostro pubblico che era ancora avvelenato per la finale persa, male, contro Roma. E 1500 persone iniziarono a tifare contro il S. Lucia. Io, che ero nel comitato organizzatore di questa finale Europea, andai in mezzo al pubblico e li feci ragionare, convincendoli a tifare per la squadra italiana. Roma vinse e a fine partita il loro capitano, il “Carlone” nazionale di Giusto, andò dai nostri tifosi per ringraziarli.
Questi sono ricordi indelebili.
Così come è indelebile quello che disse di noi lo storico Presidente del S. Lucia, Amadio: “Il Corvino sport per due anni ha fatto tremare il S. Lucia”.
Prima di lasciarla, ci dice che Natale sarà questo per lei?
Sarà un Natale differente. Così come credo per tutti. Ho due figli e dei nipoti. E non sarà facile essere lontani. Ma sono sacrifici da fare guardando oltre, nell’ottica che questa situazione andrà a migliorare. Stringiamo i denti, siamo fiduciosi e ottimisti, pensiamo a chi sta peggio. Ne usciremo.
Colgo l’occasione per fare gli auguri a tutta la S. Stefano Sport, al vostro Presidente Mario Ferraresi che ho avuto modo di apprezzare molto per stile e capacità, alla grande colonna di questa Società, Gianfranco Poggi, e a tutti i collaboratori.
Nico Coppari
Ufficio Stampa
ASD S. Stefano Sport