Livorno perde 79-4 a Rimini, Melis: “È stata un’umiliazione”

Amarissimo esordio di campionato per i Centaurs della TDS. I ragazzi della Toscana Disabili Sport, alla prima gara del campionato di serie B di basket in carrozzina FIPIC 2022/23, tornano delusi e bastonati dalla trasferta di Rimini, dove hanno perso con il pesantissimo risultato di 79 a 4. 
Gli amaranto sono apparsi sorpresi e disorientati dall’approccio alla gara imposto dai riminesi. Se qualche schema il coach Maurizio Melis (che è anche presidente e giocatore, classe 1958) aveva preparato, gli avversari non hanno dato alcuna possibilità di metterlo in pratica, e schemi, a dir la verità, non se ne sono visti per nulla. Asfissiati da un pressing portato per 40 minuti, persino nei 12 secondi finali che vedevano la palla in mano agli ospiti, questi devono rimandare tutto alla seconda di campionato, che si svolgerà a Livorno, nella palestra della Bastia, domenica prossima 11 dicembre alle ore 14,30, contro il Basket Seregno Gelsia.

Incontriamo un corrucciato coach Melis e proviamo a porgli qualche domanda. 
Quella di oggi è stata una severa lezione... “No, mi spiace ma partiamo proprio male. Quella di oggi non è stata una lezione, è stata un’umiliazione. E non mi è piaciuto per niente come è maturata. Rispettare l’avversario significa, nello sport, impegnarsi sempre al massimo, un avversario che ti tratta con sufficienza è un’umiliazione, ma lo è anche surclassare un avversario di molte spanne sotto al tuo livello impedendogli una benché minima fase di gioco offensiva. Oggi loro hanno giocato per 40 minuti in pressing, praticando il man-out (una manovra tipica del basket in carrozzina con un difensore che blocca la carrozzina dell’attaccante tagliandolo fuori dal gioco – ndr) praticamente ad ogni azione. Sappiamo tutti che c’è modo e modo di schiacciare un avversario. Il nostro è un movimento in perenne crescita, con ragazzi, soprattutto giovani come i miei, che stanno cercando di crescere, e non è con “lezioni” come questa che cresceranno, anzi, rischiano proprio di abbandonare. Si può tenere in pugno una partita, mettere al sicuro il risultato, esprimersi al massimo per provare le proprie forze e i propri schemi e poi ad un certo punto “mollare”, facendo rotazioni più ampie e dando persino modo alle proprie seconde linee di crescere. Oggi c’è stato un Tyson, e sto facendo un complimento a Rimini, che prendeva a pugni un ragazzino pesi piuma alle prime armi. Uno dei nostri due lunghi è rimasto a casa per problemi di salute, l’altro si è infortunato (e si sospetta una lesione del tendine) a metà gara, l’unico lungo ero io, un ultrasessantenne che cerca semplicemente di far giocare dei ragazzini. Francamente fare pressing negli ultimi 12 secondi del 4° quarto lo trovo ridicolo. Scusatemi, io sono un coach anziano, concepisco lo sport in un’altra maniera. Non sono arrabbiato per la sconfitta, non è la prima, anche pesante, che subiamo e non sarà l’ultima, ma per “come” è maturata“. 
Durante la partita ha contestato l’arbitraggio quasi al limite del “tecnico”… “Non voglio parlare degli arbitri, potrei compromettermi, i lividi che porto sulle braccia dicono come si è svolta una partita che dire “vivace” è essere buoni e che ha visto fischiati a danno di Rimini una dozzina di falli in tutta la partita. Chi si intende anche minimamente di basket sa che è una quantità davvero infima per una squadra che fa pressing tutto il tempo“.
Quindi tante componenti hanno influito… “Non voglio scusanti, non abbiamo certo perso per colpa degli arbitri, la colpa è mia e solo mia. Non ho preparato i ragazzi a dovere per un certo tipo di partita e loro hanno dato tutto quello che era nelle loro possibilità. Se non fosse che sono io stesso il presidente metterei in dubbio la mia panchina. Ma io non voglio essere definito solo allenatore, sono piuttosto un educatore. Gli allenatori si dimettono, gli educatori no“. 

Autore: Ufficio Stampa TDS Livorno