Maurizio Mondoni: “Non sviliamo il basket in carrozzina”

“Insegnare i fondamentali è la cosa più importante, si chiamano fondamentali perché sono fondamentali, sono le fondamenta”. Su questo il professore Maurizio Mondoni, ospite qualche tempo fa di Mauro Papagni e Claudio Arrigoni nel contenitore streaming “Palla a Canestro”, non transige ed estende il concetto anche al basket in carrozzina. “Quando ero istruttore federale nel settore squadre nazionali – racconta l’illustre allenatore e istruttore benemerito di Cremona – sono andato a vedere molte partite di basket in carrozzina. Sono stato anche amico di Marson, sono andato a vedere molte partite a Seveso, ho organizzato in Cattolica dei convegni per il basket in carrozzina. Quando ero governatore del Panathlon ho promosso in tutta la Lombardia il basket in carrozzina. Vedo ogni tanto, sottolineo ogni tanto, qualche partita ma non deve essere messa in un angolo. Secondo me siamo noi che li mettiamo in un angolo i giocatori di basket in carrozzina. Forse sarebbe meglio che noi andassimo in un angolo e il basket in carrozzina risultasse un po’ di più sugli schermi o sui social o sui media. Forse non ci sono i fondamentali perché forse non li insegniamo più? Forse perché non creiamo istruttori che insegnano i fondamentali? Vogliamo vincere le partite con gli schemi? Questo purtroppo è un male comune anche del basket in piedi. Forse sarebbe meglio ritornare a un basket più semplice anche in carrozzina, più a misura di bambino, di giovane e adulto. Tiriamoli fuori dalle case, facciamoli giocare, nella scuola creiamo degli insegnanti che insegnino ai bambini in carrozzina a giocare a tutto, non solo a basket. Ci sono anche dei campionati in Spagna per i bambini e questo è significativo, vuole dire che si sta facendo un buon lavoro a livello scolastico. Il basket in carrozzina è un gioco di abitudine e deve essere insegnato correttamente fin da giovanissimi. Non dobbiamo svilire questo gioco, dobbiamo ritornare ai tempi d’oro. Io mi ricordo che avevamo delle nazionali veramente forti. Qualche anno fa fui chiamato dalla Fipic a Roma e proposi un progetto. Non ho mai avuto risposta e questo non dico che mi ha dato fastidio, però sicuramente io cara Federazione se ti mando un progetto che è il frutto di un lavoro di ricerca, rispondimi e questo non è successo”.